Da Cuzco a Macchu Picchu

Viaggio nella valle sacra agli Incas.
Viaggio nella valle sacra
La fortezza di Ollantaytambo chiude la valle in direzione Macchu Picchu / © Federico Tovoli Photojournalist
Una terra fertile e un clima mite in un bel paesaggio montano, cime innevate che un po’ in disparte la sorvegliano, la valle e il suo fiume, sacro agli Inca, gli antichi suoi abitanti. 

Viaggio nella valle sacra agli Incas. La valle corre per circa cinquantotto  chilometri dalle montagne alle spalle di Cuzco, la città imperiale degli Incas  adesso il più bel centro storico coloniale del Sudamerica, fino a  digradare verso la selva amazzonica e Macchu Picchu. 

E’ la Valle Sacra degli Incas.

La città di Cuzco è di una bellezza unica, però esposta com’è a sud ovest risente del clima freddo del  Pacifico. La valle è mediamente più in basso, il freddo si ferma sui monti di Cuzco. Lo stesso sole che in città non riscalda qui è l’autentica fonte di calore adorata dagli Inca. Il Dio Sole in tutto il suo splendore. 

Una fortezza la chiude  a sud, Pisac, una a nord, Ollantaytambo. Grandi costruzioni in posti strategici, giunte ai nostri giorni in buono stato. Ottimo business turistico per i paesi che sono sorti ai loro piedi. 

Altre costruzioni Inca se ne stanno più appartate lungo tutta la valle. La chiesa spagnola del Chinchero si regge su mura precolombiane. La quasi irraggiungibile “piccola Qosqo” sui monti di fronte a Calca è un gioiellino con vista panoramica. I depositi di sale e  le strane “andenes” di Maras sono mute testimonianze dell’antico florido passato. Lo si nota anche anche nei paesi come Ollantaytambo, il cui regime delle acque segue la canalizzazione incaica. 

Gli abitanti moderni sono discendenti di quegli Inca come gli abitanti di Volterra e Vulci lo sono degli etruschi.
Viaggio nella valle sacra
Lui gioca con poco / © Federico Tovoli Photojournalist

In entrambi i casi c’è stato un naturale mescolarsi con altre popolazioni. Forse la differenza di epoche, forse una storia differente qui s’è mantenuta viva la lingua incaica, il quechua.

In Peru si può parlare di cosmovisione andina.  La forte identità culturale si respira insieme al clima  tiepido del Valle Sagrado.

Non è coreografia per i turist. La “vecchietta tipica” che va al mercato del Chinchero in abiti tradizionali  è molto meno vecchia di quanto si pensi , e

veste cosi perché lo fa da sempre, non perché qualcuno le ha detto che fa incrementa il turismo.
Il turismo è una manna planetaria. Trovandosi a metà fra Cuzco e Macchu Picchu la Valle Sacra ne beneficia abbondantemente. Ma le attività produttive che vanno avanti dall’epoca Inca non sono sparite se non “turistiche”. come accaduto in tanti posti. 

Da Pisac fino ad Urubamba, in maggio giugno si raccoglie il famoso mais bianco di Urubamba. Poi si passerà alla quinoa che ancora svetta rossiccia sui terrazzamenti. Più in alto le “comunidades”del “Parque de la Papa”si dedicano alla raccolta del tubero che qui ebbe origine. 

La civiltà contadina resiste. 

Il quechua è la lingua madre per quasi tutti quelli che nascono nei villaggi più isolati. All’inizio della valle a sud, superando la fortezza di Pisac e continuando a salire il Centro Internazionale della Patata ha creato il suddetto parco. Riunisce alcune comunidades in un progetto di  conservazione e diffusione di varietà native. 

Generalmente nella famiglia andina la donna non ha una buona padronanza dello spagnolo, non lo parla ma lo capisce, c’è una ragione antropologica dovuta al ruolo familiare. Lei in casa e nei campi, all’uomo spettano le relazioni esterne.

Qui nel Parque de la Papa anche  l’uomo ha difficoltà ad esprimersi in spagnolo, questo è già indice di isolamento. Come nei  “masi” altoatesini vicini al confine austriaco ci sono difficolta con l’italiano. 

Il Parque è stato un grosso aiuto, poiché ha introdotto metodi scientifici per il lavoro della patata. Ha anche aggiunto e commercializzando altre coltivazioni artigianali. Nella modernissima sede centrale, infatti, si inscatola la muña essiccata. 

Grazie al C.I.P, c’è una serra sperimentale con varietà estinte nella zona. I campeggino del luogo coltivano patate e Olluquito e Oca.

La raccolta spesso è una Mita, le madri che hanno i figli di pochi mesi li lasciano ai bordi del campo e si mettono al lavoro. 

Altri campi sono dedicati allo studio, i tecnici che lavorano col C.I.P esaminano i risultati delle diverse varietà in terreni a varie altezze. Gli incaricati del C.I.P  affermano che il  progetto sia a beneficio delle comunidades, ma manca una adeguata rete di vendita. 

L’autoconsumo è caratteristico della civiltà contadina, si lavora per nutrirsi dei prodotti della propria terra.

Sicuramente è una garanzia per non restare a corto di cibo e per non comprarlo, però i “campesinos” dell’era moderna continuano a non avere i soldi per cose utili, talvolta indispensabili. 

La società contadina del Vallle Sagrado usufruisce dell’apporto di tante ONG i cui progetti vanno dal miglioramento della dieta familiare fino alla valorizzazione dell’arte tessile. 

A Qollana Alta, comunidad campesina isolata fra i campi fra il Chinchero e Maras, la ONG Cadefor gestisce in un progetto di riforestazione e inserimento di piante da frutto. In zona c’è un problema di gelate. Creare siepi protettive  ai campi servirà a poter coltivare le verdure con migliori risultati. Inoltre hanno introdotto il melo, qui ritenuto pianta esotica, arricchirà la dieta quotidiana.

A Patacancha, sulle alture di Ollantaytambo, l’associazione Awamaki lavora con le donne della comunidad nella produzione di tessuti tradizionali un po’ rivisitati. Un modo per commercializzarli bene e creare un reddito in più. 

Per migliorare la produzione laniera di alpaca, a  Calca, nelle comunità d’altura un altro progetto ha installato ricoveri con tetto di lamiera 

La popolazione del Valle Sagrado beneficia anche di investimenti privati.

A Ollantaytambo un progetto innovativo, attraverso gli utili ha istituito un doposcuola per ragazzine della “segundaria” (all’incirca la nostra media e superiore unificate) residenti nei villaggi montani. 
Il fondatore della Cerveceria del Valle, Juan Mayorga, in visita all’internato per ragazze finanziato coi proventi del suo birrificio. / © Federico Tovoli Photojournalist

“lo stato peruviano garantisce solo la primaria in ogni comunidad” spiega Juan Mayorga, limeño cresciuto a Washington. “Il problema si presenta col secondo ciclo, che da accesso all’Università”.  I ragazzi dei villaggi isolati devono smettere o trasferirsi, con costi che spesso i genitori non possono affrontare. 

Juan Mayorga è uno dei quattro soci della Cerveceria del Valle. Un birrificio fuori  Ollantaytambo, la loro produzione in botte raggiunge Lima e Arequipa. 

L’integrazione col Valle sta nell’uso di prodotti locali. Birre aromatizzate al cioccolato e al caffè di Quillabamba,  zucca del Valle per una porter di stagione.

La Cerveceria è meta di viaggiatori e di locali, una parte dei proventi va al mantenimento del doposcuola e convitto femminile . “Tio Juan !!!” lo chiamano felici le ragazzine quando fa loro visita; rivolgersi a qualcuno col “tio” è tipico e confidenziale ispanofono. “El tio Juan” è uno di loro.

La Valle Sacra è un posto dalla grande energia. Per questo in molti vi si sono installatii, gli “alternativi” in linea con la cosmovisione andina. Infatti,

altra popolazione “del Valle” è lo straniero residente, un personaggio che ricorda gli hippies e che non sta con le mani in mano.

Se non è straniero è di Lima, discendente di europei e coi mezzi a disposizione per impiantare attività. 

Lin Mae Alvarez Diaz è un andino dal sorriso aperto, lo si nota visitare i tanti bar e ristoranti “per gringos”. Porta con se dei cioccolatini strani, rotondi, bianchi, verdi e standard.

Il progetto è suo e di Mathew Block un ragazzo di Boston con Stetson in testa che lavorava in informatica ma è stato folgorato sulla via di Damasco dal mondo naturale. E’ arrivato in Peru cercando l’autenticità e con Lin Mae ha un investito in alimentazione naturale. Il Pumamarka, di cui fanno parte quei cioccolatini rivestiti di cocco o di polvere di coca. 

Alejandro Bruno Trevisan è il “profesor” di agricoltura della scuola di Pisac.
Viaggio nella valle sacra
L’argentino Alejandro Trevisan nel suo laboratorio di olii essenziali. / © Federico Tovoli Photojournalist

Argentino e viaggiatore, da sempre segue il cammino dei semi. Si definisce un ex contrabbandiere di semi. da quando visitò negli Stati Uniti la Seeds of Change, e “riportò” alcuni semi i Sudamerica. 

Viaggiando via terra con le  sementi verso l’Argentina

si fermò all’ Isla del Sol, dove gli anziani videro quei semi scomparse da li dai tempi della conquista, li baciarono…

Alejandro fu affascinato dalle molteplici varietà di mais, patate, fave. Adesso è attivo nel campo della medicina naturale, ha una farmacia comunitaria dove le donne dei villaggi apportano erbe medicinali, con altre erbe crea olii essenziali. Con la scuola pubblica gestisce un orto biologico chiamato “niños semillas”. “Farlo coi ragazzi” dice ” è trasmetter loro una cultura della terra e del suo rispetto.” 

La  sua produzione arriva anche nei vari ristoranti che al biologico aggiungono il concetto di vegetariano/vegano. Uno di questi è l’Apu Organic di Malena Bobbio, a due passi dallo storico giardino botanico di Pisac, con  le sue varietà di cactus.

Malena è limeña discendente di italiani, donna in carriera e poi la possibilità di un cambio radicale che si è materializzato in un ristorante vegano. Ha scelto la valle per la sua energia positiva, affascinata parla delle sinergie che vi si creano, i cibi vegani li definisce alimentazione cosciente. Il posto è conosciuto per i suoi frullati galattici dai nomi ispirati a tematiche cosmiche

Sullo stile “positive vibrations” c’è anche il progetto Arts Of Light nel cottage Ylla Wasi, sulle alture verso la fortezza di Pisac. Gestito da Patricia Bartra e Claudia Cogorno trapiantatesi da altre parti del Peru. 
Gli interni, con eleganti stanze, recano tutte dipinti a colori molto vivaci ispirati a temi ancestrali andini e a filosofie orientali. 

Le signore vedono nell’arte un mezzo di guarigione integrale, sposano la teoria dell’inesistenza della malattia, mescolano la fisica quantica ai “corsi di miracoli” per resettare quel patrimonio ancestrale che ognuno possiede. Uniscono oroscopo maya,  biodanza e pittura dei mandala. 

Claudia, che come Malena ha anche un nome esoterico, crea anche candele  con dentro foglie e fiori della Valle, impregnati di energia Reiki. 
Viaggio nella valle sacra
Nell’area archeologica del Chinchero / © Federico Tovoli Photojournalist
Arts of lights per risvegliare la luce interiore.

La comunità Amalai,  il cui nome significa anima nella lingua mochica, l’ha fondata Paloma, “nome di battaglia” Prem Tarika. Parla del vivere insieme per portare “la luce che ognuno ha dentro di se”. Vede la comunità come punto di luce sulla terra per la guarigione dell’essere. Parla di una forza spirituale simboleggiata dal condor, che si può recuperare in questa zona dove c’è stata molta sofferenza.

La comunità pratica digiuni e silenzi, ma anche tutto quello che lei definisce “movida mistica”.  Lettura dell’aura, shiatzu, la tenda sudatoria, ma soprattutto l’incontro delle donne, le anziane con le loro conoscenze ancestrali.

Al Pachamama Connection, una celebrazione delle culture alternative andine e non che da anni ha luogo nella Valle, tutto inizia con lo sciamano, che fa il “pago a la tierra”

Invitando gli astanti a prendere le foglie di coca e a soffiare al vento attraverso di esse. Pubblico giovanile maggiormente “gringo”.  
L’organizzatrice Kelly Paola Gonzales Herrera afferma che questi eventi beneficiano dell’energia positiva della Valle, “stava piovendo a dirotto poi c’è stato un arcobaleno magnifico”, racconta.

Saranno sette giorni di musica con DJ dai nomi come Vimana Mental, come le navi che trasportavano i semidei. Vi saranno molte aree tematiche: costruzione dei Dijeridoo, yoga, reiki, il biologico, riciclaggio…

Comunque festa, “jam” fra musicisti, balli fino a tarda notte, la guarigione non è solo per i malati.
L’onda lunga se non lunghissima di quella cultura off è radicata bene nel Valle Sagrado, dove nessuno ha remore a definirla “alternativa”.
Viaggio nella valle sacra
Lo sciamano Santiago Carhuacho durante l’inaugurazione del Pachamama Connections festival. / © Federico Tovoli Photojournalist

Link utili

https://www.promperu.gob.pe

https://www.peru.travel/es/datos-utiles/iperu

https://www.lonelyplanet.com/peru/cuzco-and-the-sacred-valley/the-sacred-valley

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