"Nessuno nasce IMPARATO
anzi...
TUTTI STIAMO IMPARANDO"
"Nessuno nasce IMPARATO
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TUTTI STIAMO IMPARANDO"
Un fotografo giramondo residente in Toscana
Un fotografo giramondo residente in Toscana
Non son previsti mezzi motorizzati in quello speciale parco cittadino lungo 4223 metri e sopraelevato rispetto al piano stradale di circa dodici. Dodici sono anche le cortine, ovvero i rettilinei che collegano undici bastioni detti baluardi. Il tutto crea una forma rotondeggiante irregolare. Un giro di mura che si traduce in una passeggiata almeno di un’ora e mezzo per compierlo interamente.
Possenti mura larghe trenta metri, nella loro forma attuale da metà seicento, quando la Repubblica di Lucca temeva attacchi da parte di Firenze e Modena. Mura capaci di fronteggiare un assedio “moderno”…che non ci fu mai.
Era l’epoca di Elisa Bonaparte Baciocchi e del Principato di Lucca e Piombino. L’era repubblicana s’era conclusa da tredici anni, quella napoleonica sarebbe durata altri tre. Quanto la funzione difensiva delle mura. Il ducato posto a governo della città dalla Restaurazione, intesa l’obsolescenza della struttura, decise di trasformarne l’uso in parco pubblico. Anche se non si chiamava ancora così.
Erano state edificate, nella loro forma attuale, con tecniche innovative a dir poco ecologiche. Terra ammassata da contenere anche grazie alle radici di numerosi pioppi piantumati ad hoc.
Lungo le mura, antiche casermette adesso divenute piccoli musei, eleganti caffè, centri culturali.
Guardando dal lato opposto alla murata, oltre la ripida discesa erbosa, Lucca, la città, delle centro chiese.
Dei vari campanili. Il più alto, quello con gli alberi sulla sommità, non è un campanile ma la torre Guinigi. Anche qui come a San Gimignano, il potere si misurava in altezza e la famiglia Guinigi, signori di Lucca, aveva bisogno di svettare. Ci si inventarono sopra un giardino pensile dove attualmente stanno a dimora sette lecci.
Scendendo dall’accesso più prossimo alla stazione c’è subito la cattedrale di San Martino. Consacrata nel 1070, si presenta a noi in uno stile romanico-pisano ultimato nel quattrocento. Archi ciechi, statue, ricami nella pietra. Dentro c’è l’imperdibile Ilaria del Carretto, morta di parto a 26 anni nel 1405, dando alla luce la secondogenita Guinigi. Lui le fece costruire un sarcofago la cui scultura fu affidata all’innovativo Jacopo della Quercia che come per altri soggetti fece Michelangelo Buonarroti, rese il marmo lieve alla vista. Meno visibile e meno noto ai più, ma estremamente più importante per la storia delle città, in Cattedrale viene conservato il Volto Santo. Crocifisso ligneo del nono secolo oggetto di venerazione già dal medioevo, quando da li passavano i pellegrini della Francigena. La diocesi gli dedica la festività principale del calendario liturgico il quattordici settembre.
Altri grandi platani però attraggono uscendo dalla chiesa, in fondo alla piazza si scorgono. Da li ci si immette nel cuore pulsante della città. Piazza Napoleone, col monumento ad Elisa e gli eleganti palazzi amministrativi, il teatro del Giglio, i caffè all’aperto. Poi Piazza San Michele, con l’altra bella chiesa dalle logge bianche sormontate dalla statua dell’Arcangelo Michele. Stesso periodo di San Martino, ma col campanile stranamente basso. Il doge di Pisa ne decise la drastica riduzione poiché le campane si sentivano fin li e tale superiorità era inammissibile.
Intorno alla chiesa palazzi medievali, poco distante si trova la casa dove nacque Giacomo Puccini, adesso museo. Proseguendo lungo la via San Paolino si arriva all’ex manifattura tabacchi. Lo fotografai col primo assignment su questa città, nell’autunno 1991, era ancora in funzione. Qui si facevano i sigari toscani con le stesse tecniche artigianali che poi ho rifotografato in Nicaragua e visto nelle immagini di Cuba. Adesso è un centro mostre.
Anche come quello del rame, che in quegli anni permaneva dentro le mura cittadine, s’è spostato altrove per normative sanitarie.
Ci sono città in cui tutto corre, centri storici dominati dai turisti e dalle loro guide, altri in cui ad università chiuse si avverte un vuoto. Lucca non è immobile. Non c’è quel mortorio di cui altri centri più piccoli soffrono fuori stagione, ma neanche va lenta.
Il centro storico è abitato. La pedonalità delle vie strette, anche se non generalizzata, continua a stimolare la passeggiata, lo shopping. Boutiques di moda, ristoranti e negozi storici come Carli in Fillungo, Galliani in via Roma, con ancora le insegne in vetro e foglia d’oro, fanno la loro bella figura nelle vie del centro. E’ il salotto buono, anch’esso in lunghezza. Qui ancora agli angoli delle strade le persone si fermano a conversare, non solo gli anziani. Su certi sedili di pietra facenti parte dell’edificazione di alcuni antichi palazzi spesso si incontrano persone che si sono prese del tempo.
Ai tempi delle superiori era un luogo anonimo e bruttarello. Mi ricordo l’acciottolato sconnesso, i barrocci da mercato lasciati li. Un carrello della spesa abbandonato col quale feci fare dei giri ad una ragazza “marinatrice” come me…
Anche quando oltre dieci anni dopo alcune riviste meneghine cominciarono a commissionarmi foto su Lucca mi resi conto che la situazione non era cambiata e non solo in piazza Anfiteatro.
Una volta, in estate, volli attardarmi e notai che malgrado la serata invitante, tutto si spegneva al calar delle tenebre. Contrariamente ad una costa vivacissima a mezz’ora d’auto, ma anche alla zona della Mediavalle e della Garfagnana coi “villeggianti”.
Altro festival che caratterizza la città praticamente da mezzo secolo è quello dedicato ai fumetti ed al fantasy. Durò dal 1966 al 1988 ed era incentrato sulla carta stampata, o meglio disegnata. Anche quando era soltanto al palasport ospitava grossi nomi della fumettistica italiana. Non sono mai stato un fan del comic, superata l’infanzia, ma in un paio di visite negli anni ottanta ci ricordo Bonvi e Sparagna, dell’indimenticabile Frigidaire.
La versione moderna abbraccia tutto la multimedialità legata al Fantasy ed invade la città fra Ottobre e Novembre. In questo periodo facendo un giro di mura si vedono decine di giovani e meno giovani mascherati dai loro eroi di fumetti preferiti e/o cartoons. Uno struscio fotogenico in cui non mancano gli steampunk che oltre per il look e l’impostazione di fondo si differenziano dalle altre figure per un’età più avanzata.
La piazza anfiteatro ne è l’esempio. L’ellisse ricalca la pianta dell’antico anfiteatro romano, i palazzi che la delimitano sono uniti l’uno all’altro. Solo quattro tunnel d’accesso all’arena dove fino a metà del novecento c’era quel mercato delle vettovaglie i cui ultimi residui vidi ai tempi della scuola. Di quel piccolo mondo popolare li i è rimasta una venditrice di caldarroste sulla via Fillungo davanti al tunnel d’accesso. Dentro la piazza ogni facciata è tinteggiata a nuovo. I negozi hanno insegne dipinte sul muro, che fanno molto “posto caratteristico” .
La via Fillungo prosegue avvicinandosi alle mura, se ne apre un’altra di piazza, quella di San Frediano, con la candida facciata della basilica sormontata da un grande mosaico del quattordicesimo secolo. Altra piazza dal fascino discreto, con altro caffè coi tavolini all’esterno per godersi il giorno che si trasforma in sera sulla facciata della chiesa e sulle mura appena dietro.
Fuori da li, intorno a li, ancora la Lucca popolare, quella della gente che si muove fra un negozio e l’altro, dove magari non è una boutique ma una polleria con l’insegna vintage autogeneratasi col tempo. Un mondo di gente che va in bicicletta, scende in strada a rifornirsi di acqua potabile in fontane pubbliche vecchie di secoli, conversa volentieri col passante,