Un giro di mura

Un giro di mura
Idealmente a metà strada fra Pisa e Firenze, Lucca ha un fascino discreto, dagli anni 2000 s’è rigenerata senza perdere l’identità. Insieme a Siena è il capoluogo di provincia toscano col centro storico più esteso e ben conservato. A differenza di Siena però, possenti antiche mura lo proteggono come uno scrigno
“Un giro di mura” è un’espressione diffusa a Lucca. Lo si può fare a piedi o in bicicletta, monopattino, skates etc..Da soli o in compagnia, per far due chiacchiere come per darsi al romanticismo di coppia. 

Non son previsti mezzi motorizzati in quello speciale parco cittadino lungo 4223 metri e sopraelevato rispetto al piano stradale di circa dodici.  Dodici sono anche le cortine, ovvero i rettilinei che collegano undici bastioni detti baluardi. Il tutto crea una forma rotondeggiante irregolare. Un giro di mura che si traduce in una passeggiata almeno di un’ora e mezzo per compierlo interamente. 

Possenti mura larghe trenta metri, nella loro forma attuale da metà seicento, quando la Repubblica  di Lucca temeva attacchi da parte di Firenze e Modena.  Mura capaci di fronteggiare un assedio “moderno”…che non ci fu mai. 

Un giro di mura
Sulle mura di Lucca / © Federico Tovoli Photojournalist
L’unico momento in cui le possenti mura, che al loro interno potevano ospitare armamenti e soldati, veramente furono utili fu durante l’alluvione del Serchio nel 1812. Le porte inespugnabili  furono chiuse, rinforzate da fasciami e materassi e l’acqua non dilagò in città.

Era l’epoca di Elisa Bonaparte Baciocchi e del Principato di Lucca e Piombino. L’era repubblicana s’era conclusa da tredici anni, quella napoleonica sarebbe durata altri tre. Quanto la funzione difensiva delle mura. Il ducato posto a governo della città dalla Restaurazione, intesa l’obsolescenza della struttura, decise di trasformarne l’uso in parco pubblico. Anche se non si chiamava ancora così.

Fare un giro di mura forse cominciò allora.
Un giro di mura
Sulle mura di Lucca / © Federico Tovoli Photojournalist

Erano state edificate, nella loro forma attuale, con tecniche innovative a dir poco ecologiche. Terra ammassata da contenere anche grazie alle radici di numerosi pioppi piantumati ad hoc. 

Oggi di specie di alberi sulle mura se ne contano 35, dominate da quei platani secolari che in autunno sono un’esplosione di colore, fra tappeti di foglie cadute e quel che ancora svetta da chiome altissime. 
Il giro di mura riempie gli occhi. A sud, verso la stazione, i monti Pisani, quelli per i quali “i Pisan veder Lucca non ponno” secondo l’Alighieri. Proseguendo  a nord ovest svettano le Apuane e si perdono poi nei contrafforti montani dell’appennino tosco-emiliano e delle più prossime  Pizzorne.. Laggiù dietro, da qualche parte la Garfagnana. A nord est si va verso l’Abetone, Pistoia e laggiù in fondo c’è Firenze, anche se non si vede. 
Un giro di mura
Sulle mura di Lucca / © Federico Tovoli Photojournalist
Un godimento per gli occhi, nelle limpide giornate d’autunno. 

Lungo le mura, antiche casermette adesso divenute piccoli musei,  eleganti caffè, centri culturali. 

Guardando dal lato opposto alla murata, oltre la ripida discesa erbosa, Lucca, la città, delle centro chiese. 

Dei vari campanili. Il più alto, quello con  gli alberi sulla sommità, non è un campanile ma la torre Guinigi. Anche qui come a San Gimignano, il potere si misurava in altezza e la famiglia Guinigi, signori di Lucca, aveva bisogno di svettare. Ci si inventarono sopra un giardino pensile dove attualmente stanno a dimora sette lecci.

Lucca la conosco dall’adolescenza, quando, per gli ultimi tre anni della media superiore, ero un “fuorisede” in provincia di Pistoia. Lucca era lo snodo ferroviario dove arrivare da Livorno di primissima mattina e cambiare sul Viareggio-Firenze. Era la città dove marinare la scuola. La città dove vivevano o gravitavano la maggior parte dei miei compagni di classe.
Un giro di mura
Sulle mura di Lucca / © Federico Tovoli Photojournalist
La città delle cento chiese, li sotto i terrapieni delle mura, ha sempre avuto un carattere elegante ma non elitario. 
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Lucca.Le mura / © Federico Tovoli Photojournalist

Scendendo dall’accesso più prossimo alla stazione c’è subito la cattedrale di San Martino. Consacrata nel 1070, si presenta a noi in uno stile romanico-pisano ultimato nel quattrocento. Archi ciechi, statue, ricami nella pietra. Dentro c’è  l’imperdibile Ilaria del Carretto, morta di parto a 26 anni nel 1405, dando alla luce la secondogenita Guinigi. Lui le fece costruire un sarcofago la cui scultura fu affidata all’innovativo Jacopo della Quercia che come per altri soggetti fece Michelangelo Buonarroti, rese il marmo lieve alla vista. Meno visibile e meno noto ai più, ma estremamente più importante per la storia delle  città, in Cattedrale viene conservato il Volto Santo.  Crocifisso ligneo del nono secolo oggetto di venerazione già dal medioevo, quando da li passavano i pellegrini della Francigena. La diocesi gli dedica la festività principale del calendario liturgico il quattordici settembre. 

La piazza e le vie strette che vi confluiscono, caratteristiche per gli antichi palazzi cosi alti e da fare ombra per quasi tutto il giorno, sono un’invito al perdersi alla scoperta di una città a piedi. Fra botteghe artigiane, caffè, muri che emanano il sapore del tempo, fossi d’acqua fresca e giardini segreti.

Altri grandi platani però attraggono uscendo dalla chiesa, in fondo alla piazza si scorgono. Da li ci si immette nel cuore pulsante della città. Piazza Napoleone, col monumento ad Elisa e gli eleganti palazzi amministrativi, il teatro del Giglio, i caffè all’aperto. Poi Piazza San Michele, con l’altra bella chiesa dalle logge bianche sormontate dalla statua dell’Arcangelo Michele. Stesso periodo di San Martino, ma col campanile stranamente basso. Il doge di Pisa ne decise la drastica riduzione poiché le campane si sentivano fin li e tale superiorità era inammissibile. 

Un giro di mura
Un centro storico dove sedersi a parlare / © Federico Tovoli Photojournalist

Intorno alla chiesa  palazzi medievali, poco distante si trova la casa dove nacque Giacomo Puccini, adesso museo. Proseguendo lungo la via San Paolino si arriva all’ex manifattura tabacchi. Lo fotografai col primo assignment su  questa città, nell’autunno 1991, era ancora in funzione. Qui si facevano i sigari toscani con le stesse tecniche artigianali che poi ho rifotografato in Nicaragua e visto nelle immagini di Cuba. Adesso è un centro mostre. 

Anche come quello del rame, che in quegli anni permaneva dentro le mura cittadine, s’è spostato altrove per normative sanitarie.

Un giro di mura
Torre delle Ore da via Fillungo / © Federico Tovoli Photojournalist
Dalla piazza  il Fillungo vien da se, l’arteria pedonale che taglia la città. 
Come ai tempi in cui con due amici marinavo la scuola e andavo a bighellonare in centro a Lucca, quasi quarant’anni fa, ancora noto che la gente del luogo suole fermarsi a conversare. 

Ci sono città in cui tutto corre, centri storici dominati dai turisti e dalle loro guide, altri in cui ad università chiuse si avverte un vuoto. Lucca non è immobile. Non c’è quel mortorio di cui altri centri più piccoli soffrono fuori stagione, ma neanche va lenta.  

Qui non c’è Università. Una buona politica promozionale negli ultimi anni ci ha  portato quei turisti che precedentemente la sfioravano appena .  

Il centro storico è abitato. La pedonalità delle vie strette, anche se non generalizzata,  continua a stimolare la passeggiata, lo shopping. Boutiques di moda, ristoranti e negozi  storici come Carli in Fillungo, Galliani in via Roma, con ancora le insegne in vetro e foglia d’oro, fanno la loro bella figura nelle vie del centro. E’ il salotto buono, anch’esso in lunghezza. Qui ancora agli angoli delle strade le persone si fermano a conversare, non solo gli anziani. Su certi sedili di pietra facenti parte dell’edificazione di alcuni antichi palazzi spesso si incontrano persone che si sono prese del tempo.  

Le luci ed ombre del Fillungo portano alla vera rarità urbanistica della città. Piazza Anfiteatro. 
Un giro di mura
Sulle mura di Lucca / © Federico Tovoli Photojournalist
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Duomo della cattedrale visto dalle mura / © Federico Tovoli Photojournalist
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Un baluardo delle mura di Lucca e il campanile della chiesa di San Frediano / © Federico Tovoli Photojournalist
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Una statua zoomorfi sulle mura di Lucca / © Federico Tovoli Photojournalist
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Via Fillungo, arteria cittadina / © Federico Tovoli Photojournalist

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Torre Guinigi dal basso / © Federico Tovoli Photojournalist
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Nel centro storico di Lucca / © Federico Tovoli Photojournalist
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Sarcofago di Ilaria del Carretto in cattedrale / © Federico Tovoli Photojournalist
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Una città dove la gente si prende del tempo per conversare / © Federico Tovoli Photojournalist
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Una città piedi, dove la gente si prende del tempo per conversare / © Federico Tovoli Photojournalist
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PIazza Anfiteatro / © Federico Tovoli Photojournalist
Un giro di mura
PIazza Anfiteatro / © Federico Tovoli Photojournalist
Un giro di mura
Piazza San Frediano di sera / © Federico Tovoli Photojournalist

Ai tempi delle superiori era un luogo anonimo e bruttarello. Mi ricordo l’acciottolato sconnesso, i barrocci da mercato lasciati li. Un carrello della spesa abbandonato col quale feci fare dei giri ad una ragazza “marinatrice” come me…

Anche quando oltre dieci anni dopo alcune riviste meneghine cominciarono a commissionarmi foto su Lucca mi resi conto che la situazione non era cambiata e non solo in piazza Anfiteatro. 

Una volta, in estate, volli attardarmi e notai che malgrado la serata invitante, tutto si spegneva al calar delle tenebre. Contrariamente ad una costa vivacissima a mezz’ora d’auto,  ma anche alla zona della Mediavalle e della Garfagnana coi “villeggianti”. 

Poi pian piano le cose son cambiate. Il Lucca Summer Festival  sta portando in città star internazionali. Fintanto i Rolling Stones in uno degli enormi prati sotto le mura. Il Photolux, fra Novembre e Dicembre è un’appuntamento cardine della fotografia italiana ; ospita anche il World Press Photo. 
Un giro di mura a fine Ottobre, con un “foliage” simile al New England, potrebbe equivalere nell’imbattersi nelle giornate Cosplay.

Altro festival che caratterizza la città praticamente da mezzo secolo è quello dedicato ai fumetti ed al fantasy. Durò dal 1966 al 1988 ed era incentrato sulla carta stampata, o meglio disegnata. Anche quando era soltanto al palasport ospitava grossi nomi della fumettistica italiana. Non sono mai stato un fan del comic, superata l’infanzia, ma in un paio di visite negli anni ottanta ci ricordo Bonvi  e Sparagna, dell’indimenticabile Frigidaire.  

La versione moderna abbraccia tutto la multimedialità legata al Fantasy ed invade la città fra Ottobre e Novembre. In questo periodo facendo un giro di mura si vedono decine di giovani e meno giovani mascherati dai loro eroi di fumetti preferiti  e/o cartoons. Uno struscio fotogenico in cui non mancano gli steampunk che oltre per il look e l’impostazione di fondo si differenziano dalle altre figure per un’età più avanzata.

Tutto questo ha cambiato in meglio il volto cittadino, in qualche maniera l’ha reso più di questo millennio. 

La piazza anfiteatro ne è l’esempio. L’ellisse ricalca la pianta dell’antico anfiteatro romano, i palazzi che la delimitano sono uniti l’uno all’altro. Solo quattro tunnel d’accesso all’arena dove fino a metà del novecento c’era quel mercato delle vettovaglie i cui ultimi residui vidi ai tempi della scuola. Di  quel piccolo mondo popolare li i è rimasta una venditrice di caldarroste sulla via Fillungo davanti al tunnel d’accesso. Dentro la piazza ogni facciata è tinteggiata a nuovo. I negozi hanno insegne dipinte sul muro, che fanno molto “posto caratteristico” . 

E’ il regno dei caffè all’aperto dove godersi il sole d’autunno e primavera. Per la sua forma un luogo unico. 

La via Fillungo prosegue avvicinandosi alle mura, se ne apre un’altra di piazza, quella di San Frediano, con la candida facciata della basilica sormontata da un grande mosaico del quattordicesimo secolo. Altra piazza dal fascino discreto, con altro caffè coi tavolini all’esterno per godersi il giorno che si trasforma in sera sulla facciata della chiesa e sulle mura appena dietro. 

Fuori da li, intorno a li, ancora la Lucca popolare, quella della gente che si muove fra un negozio e l’altro, dove magari non è una boutique ma una polleria con l’insegna vintage autogeneratasi col tempo. Un mondo di gente che va in bicicletta, scende in strada a rifornirsi di acqua potabile in fontane pubbliche vecchie di secoli, conversa volentieri col passante, 

Poco oltre. le mura che racchiudono lo scrigno e dove un giro di mura rilassa, porta a sensazioni romantiche ed è un godimento per gli occhi, sotto platani secolari con le montagne della Toscana sullo sfondo. 

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