"Nessuno nasce IMPARATO
anzi...
TUTTI STIAMO IMPARANDO"
"Nessuno nasce IMPARATO
anzi...
TUTTI STIAMO IMPARANDO"
Un fotografo giramondo residente in Toscana
Un fotografo giramondo residente in Toscana
Diciamo che il fotogiornalista indipendente dovrebbe provare a mettere una sorta di “filtro commerciale”, ovvero sondarne la vendibilità basandosi, dov’è possibile, sui pubblicati delle riviste, ciò è sempre complicatissimo, perché la realizzazione richiede tempo, nel cui tempo può cambiare un direttore che da un’altra linea a quella rivista su cui s’è vista una storia simile ma non uguale. la storia alla fine somiglia troppo oppure somiglia poco…d’altro canto c’è il rischio dell’invenduto…
UNA VOLTA CHE IL FOTOGIORNALISTA S’E’ DECISO A SVILUPPARE QUELL’IDEA PER TRADURLA IN UN REPORTAGE DEVE STUDIARLA A FONDO PER TRARNE UN PROGRAMMA COME NELL’ESEMPIO DEL MERCATO…
Siti web, libri e giornali restano le tre fonti principali sulle quali fare affidamento per lo studio della storia, che è uno dei due cardini fondamentali della fase previa del reportage, quella della
a cui segue l’indispensabile
Continuando a tenere come esempio “quel mercato”, l’operazione successiva da fare prima di partire è l’organizzazione.
Per non arrivare sul posto e trovarsi brutte sorprese.
Potrebbe esserci una caserma sulla piazza, per cui zona militare e proibizione di fotografare, ci sono alcuni comuni che hanno nel regolamento una tassa di suolo pubblico per i cavalletti (…), se il mercato invece di essere in una piazza è in un interno potrebbe esserci una sorta di proprietà privata per cui si vietano le riprese…
Potrebbe molto più banalmente esserci nei piani regolatori del comune un lavoro di ristrutturazione della piazza per cui quel mercato comincia ad essere traslato temporaneamente in altra sede proprio nel periodo previsto per il fotoreportage
Continuando nell’organizzazione circa il mercato, invece sarebbe interessante sapere cosa fanno i venditori in caso di pioggia o di eccesso di sole. Tendaggi? Impermeabili e cappelli? Il contesto cambia.
Google images in teoria dovrebbe esser funzionale, anche se evidenziale foto più indicizzate e non quelle più belle…
Ci sono cose che invece sono molto difficili da sapere in anticipo, sempre che non si sia in contatto con altri fotografi che hanno visitato la zona e scattato foto.
La principale : la luce giusta. I non fotografi hanno un concetto di luce giusta totalmente sbagliato, chiedi ad una persona che conosce la zona a che ora ci sia un bel sole e quella pesca nei ricordi dimenticandosi che risalgono a quattro mesi prima, quindi ( se distanti dai tropici ) la posizione del sole sull’orizzonte è cambiata…
Nessuno inoltre saprà esattamente esprimere un giudizio sulle persone e sulla sicurezza. Se una persona non è del luogo ma l’ha semplicemente visitato avrà un’opinione superficiale basata solo su una visita, se una persona è invece del luogo ne parlerà benissimo perché ci tiene ma raccomanderà un’eccessiva attenzione nei confronti di forestieri appena arrivati e con cattive intenzioni.
Mercato a parte informarsi preventivamente sull’eventuale proibizione di fotografare è buona norma i caso di musei, interni chiese, eventi in genere.
Più in generale una volta fatto il piano è indispensabile prendere i contatti con le persone giuste che agevolino il nostro lavoro.
Se il soggetto è gestito in parte da un ente pubblico o privato è facile che ci sia un responsabile della comunicazione, un ufficio stampa, un responsabile di progetto…
Se il soggetto è isolato o in qualche maniera decentrato è il caso di capire prima di partire come raggiungerlo e casomai quanto costa e quanto sia complesso farlo.
Bella la storia del popolo x nella foresta y, ma quando per arrivarci sono quattro giorni a dorso di mulo oppure un piper che parte solo di mercoledi col bel tempo le cose si complicano, anche perché acqua e cibo al villaggio sono pericolosi e si deve dormire solo in tenda..
E’ il caso di capire se nel villaggio x si aspettano regali
E’ il caso di sapere prima quanto sia sicura una zona.
Bella la storia delle giovani sarte nella periferia della megalopoli x però attenzione che in quel territorio ci son due bande criminali pericolose, quindi arrivarci in taxi da molto lontano, girare sempre con la gente coinvolta nella storia, oppure…fare amicizia con quelli della banda
E’ il caso di capire se c’è una lingua comune e anche in caso positivo se c’è bisogno di un mediatore culturale/guida.
In questo caso è sempre un po’ una scommessa basarsi su questa figura: se il soggetto è nel “nostro mondo” oppure il mediatore culturale/guida è una persona del “nostro mondo” non ci saranno problemi, se invece siamo dall’altra parte del pianeta e la figura è di li non è difficile che non si capace di risolvere il benché minimo problema poiché di solito accompagna turisti che si limitano a scattare qualche foto e comprare prodotti artigianali sui quali magari ha una percentuale
Conoscenze pregresse di persone in loco piuttosto che reti di amici fanno sempre comodo per appoggi logistici, commenti ed anche informazioni motivate e non ufficiali.
COME SI FA
…come sempre da vent’anni a questa parte, ci si presenta per email, il problema è che di email ne arrivano troppe a tutti, magari l’indirizzo giusto trovato sul sito che sembra più affidabile non è attivo, oppure la persona che sembrerebbe quella giusta ha cambiato lavoro.
Anche il remind potrebbe non portare alcun risultato.
Conviene dunque telefonare dopo almeno la seconda email, anche se magari ci sono sei fusi di differenza, anche se risponde un usciere che parla solo la lingua locale.
Conviene dunque farsi aiutare da chi quella lingua la parla.
Conviene , dipendendo dal soggetto, farsi aiutare dal consolato o da uno spin-off italiano.
TUTTO QUESTO LAVORO PUO’ PORTAR VIA MOLTO TEMPO, QUINDI LA COSA CHE CONVIENE IN ASSOLUTO E’
INIZIARE LA FASE PREPARATORIA CON UN ANTICIPO ALMENO DI QUATTRO MESI