"Nessuno nasce IMPARATO
anzi...
TUTTI STIAMO IMPARANDO"
"Nessuno nasce IMPARATO
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TUTTI STIAMO IMPARANDO"
Un fotografo giramondo residente in Toscana
Un fotografo giramondo residente in Toscana
La strada che da Cuzco porta al Titicaca non è altro che l’antica strada Inca detta Qollasuyo. Adesso è una nazionale percorsa da camion e sempre più da auto locali. Solcata dai bus turistici da pacchetto completo. Quelli che fra Cuzco e il mitico lago sostano al Tipon, ad Andahuaillyllas, Raqchi e Pukarà.
Non molto distante dal sito archeologico di Raqchi, ad occidente, quelle colline di solo erba e di gente col volto riarso dal sole sono le antiche terre di Tupac Amaru, il “cachique mestizo” protagonista principale di una delle ultime rivolte indigene. Martirizzato è divenuto un mito.
In questo sperduto angolo della Cordigliera delle Ande lungo un tratto dell’antico Qapac-ñan.
L’abitato più vicino si chiama Quehue, classico villaggio “non turistico”, poche strade di architettura povera. Uso corrente della lingua quechua e dell’abito tradizionale femminile.
Se lo inventarono anonimi architetti Inca, ottimizzando le risorse di allora, materiale locale e manodopera in abbondanza.
Dopo mezzo millennio la tecnologia è sempre la stessa. Quel sapere antico così tramandatosi per generazioni e la ricostruito annualmente, hanno conferito al ponte lo status di Patrimonio UNESCO.
Per l’amor del vero bisogna dire che la strada per raggiungere il ponte è una carrozzabile qualsiasi. Inoltre a meno di due chilometri di distanza c’è un altro ponte metallico che dagli anni settanta sopperisce alle necessità del mondo moderno.
Forse fu l’intuizione di quegli antichi architetti, forse lo appresero direttamente dagli abitanti locali . il Quichu , quell’erbetta fine che ricopre le montagne in zona ha una forte fibra. Se lavorata bene può sostenere carichi pesanti, può sopportare il duro clima andino per un anno e più.
Ci vuole forza e pazienza per raccogliere fasci d’erba bagnati e premerli energicamente fra le mani poiché si amalgamino. Bisogna farlo con la sinistra in una direzione e la destra in un’altra. Tendere la corda appena si sta formando. Un lavoro duro che ogni “comunero” fa a casa propria, per consegnare poi quaranta “brazadas” come apporto al lavoro collettivo.
La strada che da Quehue raggiunge il ponte è una buona carrozzabile, però i comuneros spesso ci arrivano attraverso sentieri scoscesi, probabilmente precedenti ad essa. La usano per il suo spazio per la complicata opera del misurare, tendere, controllare la qualità del cordame.
Ma c’è chi al lavoro c’è già da almeno un giorno. Sono i sacerdoti andini. Come in ogni comunità umana c’è sempre chi si occupa di far da tramite fra il materiale e l’immateriale. Quei sacerdoti hanno già cominciato da un giorno a chieder la protezione degli apu delle montagne.
Per farlo il sacerdote andino compie un complesso rituale di offerte, messaggi e purificazione. Tutto a base di foglie di coca, feti di lama, mais ed alcool. Fondamentale è un fuoco acceso e una “mesa” ( tavolo simbolico, su cui si pongono le offerte), in funzione accanto al ponte per tutta la durata dell’opera.
Dopo un anno sul canyon il ponte è nettamente provato, i cordami sono sporchi e logori e il pavimento ha alcune buche, solo qualche impavido si azzarda ad attraversarlo.
Col classico bolo di foglie di coca in bocca e l’apporto della “chicha de jora“, i comuneros ridono e scherzano mentre organizzano il cordame per decidere quale trasformare nelle cime portanti. Un lavoro, questo in cui serve la forza di tante braccia. Bisogna unire ed avvolgere insieme decine di corde per creare le cime.
Lungo tutte le Ande la donna veste quotidianamente l’abito tradizionale, l’uomo è quasi sempre vestito “normale”. Al Qeswachaka già dal primo dei tre giorni dell’evento anche gli uomini vestono abiti tradizionali.
Il primo giorno si conclude coi pesanti cordami che dalla strada carrozzabile vengono portati in basso verso il ponte, il nucleo centrale del secondo giorno è l’abbattimento del vecchio ponte, ma prima, con un sistema a sagolini, le cime hanno raggiunto l’altra riva. Con un gran tonfo Il vecchio ponte cade in acqua, le cime nuove adesso uniscono le sponde. Assicurarle ai vari perni di pietra sulle due rive è un pesante lavoro di squadra.
Dopo aver supervisionato la fase dell’attacco delle cime ai perni inizia a lavorare con due squadre di aiutanti.
Le cime cominciano a riempirsi di piccole corde, le due squadre si avvicinano sempre di più, un lavoro di due ore al massimo e poi un grido in quechua :”missione compiuta”.
Link utili
https://www.peru.travel/es/datos-utiles/iperu