"Nessuno nasce IMPARATO
anzi...
TUTTI STIAMO IMPARANDO"
"Nessuno nasce IMPARATO
anzi...
TUTTI STIAMO IMPARANDO"
Un fotografo giramondo residente in Toscana
Un fotografo giramondo residente in Toscana
Questa immagine è un “cogliere l’attimo”, con una forte simbologia. Il teleobiettivo è stato indispensabile in una composizione essenziale come questa
Fu il mio primo di, mi pare, cinque giorni passati nel villaggio dove venne ucciso Ernesto Che Guevara nel 1967. Si chiama La Higuera e contrariamente a un luogo comune generatosi chissà quando, non ha nulla a che vedere con la giungla. Anzi è in una zona montagnosa abbastanza secca nella parte sud-occidentale della Bolivia. La Higuera agli occhi occidentali è un villaggio, ma tecnicamente non lo è, ovvero è un “caserio“.
Avevo preso confidenza coi ragazzini del posto. A Jorge Luis, incuriosito dal variare dei numeri sul contapose della mia fotocamera cambiando l’algoritmo di compressione spiegai la teoria della compressione ripiegando un foglio A4.
In quel villaggio a due ore e mezzo di taxi da Vallegrande e dall’asfalto, il “gringo” era frequente. Specialmente da quando la Bolivia aveva cambiato faccia.
Guai a darne altra interpretazione durante i governi golpisti e/o conservatori che s’erano succeduti prima di Evo Morales !!!
Fu piacevolissimo passare del tempo con quella gente semplice ed ospitale. Il ruolo di chi fa storytelling attraverso la fotografia è stare con le persone, conoscerle.
Jose Luis era un ragazzino curioso, undicenne. Dopo la conversazione circa la mia fotocamera e gli algoritmi si avviò verso quel basamento dominato dal gigantesco busto del Che
La nostra conversazione stava proseguendo. Ero curioso di saperne un po’ di più di cosa significasse avere undici anni nel 2006 nell’isolamento delle montagne boliviane
Jose Luis non era mai stato neanche a Vallegrande, non aveva mai visto l’asfalto. La scuola gli piaceva e comunque “da grande” si pensava contadino come tutti li, per lui il mondo era quello.
Gli chiesi cosa effettivamente sapesse del Che.
Poi si sedette sul basamento della croce, guardando ad ovest verso l’orizzonte montagnoso .
Non c’era spazio sul basamento per stare troppo vicini, fatto che avrebbe comportato l’uso di un grandangolare e quindi l’inclusione di troppi elementi rischiando la perdita del concetto.
Usare il teleobiettivo è stato indispensabile per una composizione essenziale. Tutto era al punto giusto bastava soltanto “zoomare” sufficientemente per chiudere a destra del fotogramma con la croce ripresa per intero e far lo stesso a sinistra col Che Guevara.
Questa foto è sempre stata di difficile post-produzioni, per lo squilibrio cromatico fra la lunae i toni medio scuri delle altre componenti , i sensori di quelle fotocamere non erano cosi tolleranti si chiamavano CCD e non avevano la gamma dinamica estesa degli attuali CMOS.