I Chunchos di Tarija. Una festa singolare nel sud della Bolivia
Ballano una danza di quattro semplici passi, ripetuti all’infinito lungo tutta la città’, su una musica fresca e allegra come sempre in Sudamerica. Quenilla e redoblante ripetono la stessa melodia, all’infinito. Vestono costumi decisamente singolari.
Sono i Chunchos di Tarija, pilastro della festa del San Roque. Tarija è l’ultima città boliviana ai confini con l’Argentina. Una festa di dieci giorni cosi radicata che una legge dello stato l’ha dichiarata patrimonio storico, culturale e religioso nazionale.
San Roque e’ fra i santi più’ venerati del pantheon cattolico,
Nell’italia centrale molte sono le chiese a lui dedicate, frazioni e quartieri portano il suo nome. Santi e toponimi sono sempre andati di pari passo, in Europa come nelle colonie.
Nacque a Montpellier, visse in pellegrinaggio, si dedico’ agli appestati. Lo fu a sua volta, rientrato in Francia, creduto spia, venne incarcerato a vita.
C’era un lazzaretto lontano da Tarija, adesso esiste solo il toponimo. Vi si confinavano gli incurabili, i lebbrosi e si abbandonavano a se stessi.
Quei derelitti percorrevano le strade cittadine in cerca di acqua e cibo, nascondendo le proprie piaghe alla vista altrui.
Storia narrata nel costume del “chuncho” che simboleggia l’antico lebbroso. Adesso è un “promettente” al Santo Patrono, di “ballare” davanti a lui per tutta la festa grande di Tarija.
I Chunchos di Tarija sono anonimi, il loro volto e’ coperto da un velo spesso che ricorda un burka. Il corpo è nascosto da gonna, mantella, calze e scarpe.
Per generare distanziamento il lebbroso doveva avvisare della sua presenza. Come il lebbroso il chuncho ha la “flecha” una sorta di x che produce un suono secco e forte, inequivocabile. Sarà una costante di tutta le processioni.
Dettaglio di copricapo di Chuncho
Doña Manuela, una sarta del quartiere San martin che si occupa dei costumi dei chunchos, due giorni prima della festa sta lavorando all’ultimazione dei copicapi
Vestizione del santo
Fino alla fine della messa i chunchos fanno da guardiani al Santo
La prima uscita del Santo
I chuchos trasportano il santo
Prima che inizi la processione i Chunchos si prostrano davanti al Santo, lo faranno svariate volte in processione.
La “Caña” è lo strumento tradizionale cittadino che ij questo caso accompagnerà tutte le processioni
Probabilmente l’altro segnale di presenza e allerta erano colori vivaci, ben visibili.
L’abito del chuncho è di colore acceso, con un alto copricapo, adorno di piume colorate, conchiglie, perle, specchi, coccarde coi colori nazional. Segue il velo sul volto.
L’abito è soprattutto identico ad un’altro. In processione i chunchos di Tarija sono in coppia, uno da un lato e uno dall’altro della strada.
I giorni precedenti la festa le sartorie cittadine lavorano alacremente: abiti da rammendare, altri da vendere, piume da assemblare. Tutto finirà in scatole di cartone recanti spesso con l’immagine del Santo. Chi per strada ne una sottobraccio sarà in processione con tanti altri anonimi chunchos.
San Rocco se ne sta tutto l’anno nella sua bella chiesa sulla collina sovrastante il centro storico. C’e’ più’ di una statua a lui dedicata, ma quella che uscirà’ in processione e’ la più’ grande.
Seguendo la storiografia ufficiale ai suoi piedi c’è un cane con una pagnotta. Si dice che un cane lo salvo’ dal morire di peste, portandogli alimenti finche’ un angelo non lo guarì.
Se a Tarija San Rocco è patrono cittadino. Nel resto del paese è solo protettore dei cani, che per la ricorrenza portano al collo coccarde colorate.
I cagnolino lo guarda dal basso, sparirà’ sotto le sue vesti eleganti che al santo vengon messe per la festa, unito allle chiavi, come i pellegrini di Roma, bastone e cappello in argento.
Una preziosità’ che dimostra quanto l’uomo investa nella devozione.
La festa prevede ben sei processioni, dalla prima domenica al secondo martedì di Settembre. Ogni volta il santo uscirà vestito diversamente, sono doni per grazie ricevute o richieste, come
Quella quantità considerevole di spillette raffiguranti gambe, braccia, occhi polmoni che sono ringraziamenti specifici.
Come in tutto il sud del mondo le feste implicano petardi, fuochi d’artificio e colori. La piazzetta Campero dominata dalla chiesa, inizia a riempirsi di tutto ciò’ dal primo sabato di settembre, giorno di vigilia.
Spuntano grandi vasi di terracotta contenenti un liquido beige, la aloja, bevanda principe della festa, infuso di arachidi.
Le signore dal tipico copricapo locale iniziano a rimestare chiara d’uovo da spalmare su empanadas dolci,
Vanto del San Roque è che la specifica “analcolica”. Impensabile in un paese dove non c’è “fiesta” senza “borrachera”.
Con la notte arrivano tante lanterne vagamente cinesi.
“Una volta”, dice l’addetto all’accensione, “non c’era illuminazione pubblica e i “faroles” erano luce nelle notti di vigilia”. Fanno la loro bella figura,
Un petardo indica l’inizio. Le luci dai colori nazionali attorno al campanile del san Roque sono accese dall’imbrunire. Il pubblico lascia spazio al centro della piazza per esibizioni pirotecniche semplici ma spettacolari nella loro semplicità’. La vigilia della festa scorre fra pirotecnia e bevute di aloja mentre in chiesa inizia un rito che durerà per tutta la festa, toccare il santo.
La mattina della domenica i chunchos di Tarija scompaiono nei loro abiti all’interno di una palestra scolastica e ini una polisportiva. Sono tantissimi, di ogni strato sociale, di ogni eta’, sono tradizionalmente solo uomini.
Non hanno sedi sociali, non hanno tessere, per essere chuncho basta il costume e la promessa al santo.
Madri eleganti aiutano a vestirsi i loro bambini che a sette anni di età ce ne hanno già tre di festa sulle spalle. Facce contadine e capelli bianchi spariscono sotto scialli e turbanti.
La Bolivia non è luogo di numeri e statistiche, Si parla di duemila, tremila persone o coppie di chunchos. Che per una regola non scritta non entreranno in chiesa fino all’ultima processione,
Solo alcuni chunchos decani porteranno ogni volta fuori a spalla il santo, passandolo ad altri per la processione .
Pausa pranzo e siesta durante la lunghissima processione finale.
la canzone dei Chunchos alla fine di ogni processione…e alla fine della canzone si inginocchiano davanti al Santo.
L’Encierro della festa è il momento in cui tutti i chunchos entrano in chiesa per riaccompagnare il Santo fino alla sua dimora annuale.
A fine messa Il “sound “ si fa pesante e irrazionale, le campane suonano un ritmo un po’ campanella dei pompieri dei vecchi film un po’ musica techno anni ‘90. In Sudamerica esiste sempre la figura del campanaro, qui i ragazzini della parrocchia fanno a gara per suonarle.
Altro suono, oltre a petardi simili a bombe carta è quello della caña.
Funziona con lo stesso principio della tromba ma suona come un aspro rumoroso trombone. Consiste in una canna sui tre metri con un corno di mucca ad una estremità’. Ricorda un po’ l’alphorn svizzero, però è sorretta in alto dal suonatore che scorterà il santo per tutta il percorso.
In processione una quindicina di cañas, fanno intorno al santo quasi una capanna.
Prima della partenza a ritmo di caña e redoblante, i chunchos in coppia si prostrano al santo e si pongono a formare quella fila enorme, peculiarità della festa.
I loro quattro passi, l’ondeggiare dei loro abiti, il suono delle flechas, saranno una costante per le strade di Tarija a Settembre.
Piccoli guidati dalle mamme, adolescenti con l’argento vivo addosso, silenziosi adulti andranno di quel passo prima in un lato e poi in un’altro della città, anticipando il Santo.
Chiedere grazia per un “tarijeño” spesso significa imbandire una tavola in mezzo di strada, adornarla con petali colorati, aspettare che vi si posi la statua e inondarla coi petali stessi poi, naturalmente, toccarla. I portantini solleveranno infine il santo in modo da passare sopra le teste dei richiedenti, un modo fin troppo chiaro per accordare protezione.
La parrocchia dove la processione arriva in visita solitamente ha preparato il vettovagliamento per i chunchos di Tarija. Oltre ai panini gratuiti che arrivano per strada, nell’area prospiciente la chiesa ci sono file di bancarelle piene di cibarie.
Ogni sera il corteo finisce di nuovo alla chiesa di San Roque, i chunchos si fermano di fronte al santo e gli cantano la sua canzone prima che “rincasi”.
Tutti aspettano l’Encierro, la chiusura, che già dalla vigilia si rivela speciale,
i fuochi d’artificio sembrano più professionali, appare il gruppo di ricerca delle tradizioni che rifà danze della festa di un tempo.
Un tempo per il San Roque si toreava nella piazza, adesso il toro è solo di cartapesta e dotato di fumo e petardi quasi fosse un drago.
L’ ‘”enfarolamiento” è una tradizione che riporta ai tempi in cui non esisteva illuminazione pubblica e la zona della festa era illuminata esclusivamente da queste lanterne di carta colorata
La “vaca loca” un classico delle feste di paese in Sudamerica, qui nella versione toro e falsa corrida ma pur sempre artefatto in cartapesta con mortaretti ed altri giochi pirotecnici
Coreografie fatte dai Chunchos in piazza Campero una delle sere della festa
Infine i chunchos di Tarija si esibiranno in coreografie formando addirittura una piramide umana.
il giorno dell’encierro i Chunchos di Tarija visitano la Cattedrale e la chiesa di San Francesco, le due storiche cittadine. Quel giorno compare anche il San Roquito, statuetta di santo e baldacchino in scala 1:20 che simboleggia una continuazione in tono minore delle celebrazioni.
Nel giorno dell’Encierro il corteo dei chunchos ha dimensioni enormi, balleranno fino a notte, dopo un lungo riposo quasi scampagnata nel vecchio ospedale.
Riempiranno all’inverosimile la già affollata piazza Campero e finalmente cantando e, sembra, piangendo. Porteranno in chiesa il Santo, toccandolo a loro volta e rinnovando la promessa di ballare ancora per lui negli anni venturi.