"Nessuno nasce IMPARATO
anzi...
TUTTI STIAMO IMPARANDO"
"Nessuno nasce IMPARATO
anzi...
TUTTI STIAMO IMPARANDO"
Un fotografo giramondo residente in Toscana
Un fotografo giramondo residente in Toscana
Un fotografo moderno cerca il più possibile di evitare il flash, ma
Il lavoro che feci sul volontariato antimafia non era partito come tale. Era la prima estate italiana dopo cinque anni, le precedenti le avevo trascorse sui reportages sudamericani.
Avendo passato tre decenni a fare reportages di viaggio, storytelling vari su temi lontani, avendo fatto della fotografia di viaggio un mestiere ormai dal 1990, mi risulta strano andarmene in vacanza a scoprire posti nuovi o bighellonare per l’Europa come facevo prima di quell’anno.
Si diventa un po’ come i cani da caccia al cinghiale. Non li puoi portare semplicemente al passeggio poiché vanno a caccia, abituati come sono a far solo quello.
La soluzione sono le visite agli amici lontani o
Quell’anno avevo pensato a Libera e ai suoi campi di volontariato sui terreni confiscati alla mafia. Approfondendo l’argomento aggiustai il tiro e
Pertanto invece di passare mattinate ad estirpare viti inutilizzabili dai campi dell’entroterra siculo, oppure mettere in salamoia melanzane calabresi, mi trovai a fotografare chi lo stava facendo nella mattina e nel pomeriggio incontrava personaggi chiave della lotta alla mafia
Da due giorni io, Arianna e Ned stavamo nella zona di Portella della Ginestra in una fattoria confiscata. Aspettavamo un nuovo gruppo di volontari e ci annoiavamo.
e adesso coltivati dalle cooperative sociali nate all’insegna della legalità.
Dove un tempo ci fu illegalità, dovevo cercare di raffigurare con le immagini la bellezza di questo movimento. Scattare foto ai ragazzi nei campi era la cosa più logica, specie se addosso avevano le T-shirt associative.
E’ noto a tutti che in campagna in estate si lavora dall’alba in poi cercando il riposo nelle ore centrali
Cominciare a quell’ora era senza dubbio meglio che non far nulla, ma per me significava dover combattere con le ombre durissime generate da un sole quasi zenitale in un cielo violentemente azzurro.
Sono in fotografia da sempre, in fotografia professionale da un’epoca in cui di digitale neanche si parlava ma
L’obiezione del fotoamatore, del fotografo artista, di chi non vive di fotografia è che il flash “ammazza” l’atmosfera. Giusto
Alcune persone siedono ad un tavolo di ristorante illuminato da una tenue luce calda da lampada al soffitto. Un colpo di flash sparato frontalmente usando peraltro il tempo di sincronizzazione. Tutto si trasforma in una brutta foto segnaletica, ombre al muro e rischio di occhi rossi.
Nel caso specifico di questo shooting la luce era tanta ma “brutta”.
Si può notare come sia pieno di ombre sgradevoli Ned, che nella foto è il ragazzo dietro Arianna.
si tratta di una funzione automatizzabile che sostanzialmente va a riempire di luce le ombre più chiuse, fortunatamente non le azzera, come in questo caso.
L’eliminazione dell’illegalità andava simboleggiata e le erbacce da togliere dal campo mi parvero l’elemento giusto da un punto di vista simbolico.
Chiesi ad Arianna di lanciarle verso di me, ripetemmo la cosa varie volte e da varie angolazioni. Alla fine dello shooting ero cosi pieno di paglia che sembrava fossi stato nascosto in un pagliaio. i
L’idea fu cosi ben gradita che questa foto è stata il simbolo della campagna di volontariato dei due anni successivi ed è anche andata su una copertina di una rivista del settore.
Grazie ce l’ho messa tutta per disuna bella storia parlare attraverso le immagini
Davvero interessante